Signed Exchanges (SXGs): cosa sono e perché potrebbero essere importanti per SEO e UX?

Cosa sono i Signed Exhange (SXG)? Quali potrebbero essere i vantaggi nell'utilizzarli? Durante il Google I/O 2021, Jeffrey Jose (product manager di Google) ne parla dicendo che Google Search precaricherà i siti web che li utilizzano.

Cos'è SXG? I Signed Exhange possono rappresentare un interessante concetto per SEO e UX
Cos'è SXG? I Signed Exhange possono rappresentare un interessante concetto per SEO e UX

Cos'è Signed Exhange (SXG)?

Un Signed Exhange è un metodo di distribuzione di una risorsa che consente di autenticarne l'origine indipendentemente da come è stata consegnata. In pratica, permette ai publisher di rendere "portabili" i contenuti che possono essere ridistribuiti in altri siti web mantenendo l'integrità e l'attribuzione dell'origine.
Questa possibilità di disaccoppiamento tra il contenuto originale e le "copie" disponibili in altre proprietà, introduce diverse possibilità interessanti come il prefetch, le esperienze offline e la consegna delle risorse da cache di terze parti. Inoltre, coinvolgendo il tema dei Core Web Vitals, l'implementazione di SXG può migliorare il Largest Contentful Paint (LCP).

Quali sono i vantaggi?

I signed exhange (SXG) consentono a un sito web di firmare crittograficamente una coppia di richiesta/risposta (uno "scambio HTTP") in modo da consentire al browser di verificare l'origine e l'integrità del contenuto indipendentemente da come il contenuto è stato distribuito. Di conseguenza, il browser può visualizzare l'URL del sito di origine nella barra degli indirizzi, anziché l'URL del server che ha consegnato il contenuto.

Probabilmente ti sembra un concetto complesso, ma con un semplice esempio diventerà subito chiaro. Quando fai una ricerca e accedi ad un risultato AMP, di fatto stai visualizzando una copia cache del contenuto in un server di Google. Se controlli l'URL nella barra degli indirizzi, infatti ne hai subito la prova.

Un esempio di come viene visualizzato l'URL di un risultato AMP senza SXG
Un esempio di come viene visualizzato l'URL di un risultato AMP senza SXG

Quello che segue, invece, è un esempio in cui viene visualizzato il risultato dalla cache AMP di Google, ma viene mostrato l'URL di origine.

Utilizzando SXG, il browser può visualizzare l'URL della risorsa originale anche se consegnata da un altro server
Utilizzando SXG, il browser può visualizzare l'URL della risorsa originale anche se consegnata da un altro server

Possiamo dire quindi che i signed exchange rendono i contenuti "portabili": i contenuti forniti tramite un SXG possono essere facilmente distribuiti da cache di terze parti mantenendo la piena certezza dell'origine. In precedenza, l'unica soluzione sarebbe stata la condivisione dei certificati SSL. Questo però è un metodo lontano dal concetto di "portabile".

Durante il Google I/O 2021, Jeffrey Jose (product manager di Google) afferma (minuto 07:42 del video che segue):

Google Search will prefetch websites built using signed exchanges.
Jeffrey Jose, al Google I/O 2021 parla di Signed Exchange

Signed Exchange (SXG), infatti, consente alla Ricerca Google di precaricare i tuoi contenuti. Ciò significa che i risultati AMP e non AMP mostrati in SERP potrebbero precaricare alcune risorse chiave (ad esempio HTML, JavaScript, CSS, immagini o caratteri), garantendo la tutela della privacy, se il sito web associato supporta SXG.

In sostanza, quando l'utente fa clic sul risultato, la pagina web inizia a eseguire il rendering molto prima, in quanto le risorse chiave sono già disponibili, migliorando così l'esperienza utente. Ciò potrebbe comportare un punteggio per la metrica Largest Contentful Paint (LCP) più basso per i tuoi contenuti. Sebbene la Ricerca Google non consideri l'utilizzo di SXG come fattore diretto per il ranking, un punteggio LCP più basso potrebbe influire sul ranking, in quanto l'esperienza sulle pagine è considerata un fattore di ranking.

Le dinamiche dell'utente che richiede una risorsa e l'azione del crawler: SXG
Le dinamiche dell'utente che richiede una risorsa e l'azione del crawler: SXG
Pages are prefetched and stored on the user’s browser, ready to be loaded when the user clicks on the result, leading to near instant loading. This is possible through the use of Google’s fast cache servers, distributed around the world that you can now take advantage of without any additional cost.

La compatibilità dei browser

Fondamentalmente, gli SXG sono supportati dai browser basati su Chromium. Clicca o tocca l'immagine che segue per un aggiornamento in real time.

Signed Exchanges (SXG): la compatibilità dei browser
Signed Exchanges (SXG): la compatibilità dei browser

Cloudflare propone SXG come servizio attivabile con un clic

Per chi utilizza i servizi di Cloudflare, ci sono delle novità da settembre 2021. Nel loro blog, infatti hanno pubblicato un post dal titolo "Improve site load times and SEO with one-click support for Signed Exchanges on Google Search", in cui annunciano la possibilità di generare Signed Exchange (SXG) con un semplice clic. Questo nuovo approccio va ad abbattere il principale problema dell'architettura, ovvero la difficoltà di implementazione.

Il post riporta anche una dichiarazione molto interessante di Jeff Jose, Product Manager di Google.

Signed Exchanges make the web faster and a better user experience for users, by enabling cross-site prefetching. Site owners have seen clear improvement to Largest Contentful Paint, one of the Core Web Vitals, as well as increased user stickiness. Cloudflare now makes it simple for sites to implement Signed Exchanges and derive these benefits.

Conclusioni

Indipendentemente dal fatto che questo sistema diventi uno standard, prepariamoci ad una nuova generazione di siti web con una velocità "supersonica"!
Ma prepariamoci anche alla necessità di competenze sempre più tecniche.. anche se soluzioni come quella proposta da Cloudflare fanno ben sperare.


Per approfondire

Iniziare a utilizzare Signed Exchange sulla Ricerca Google
Signed Exchanges (SXGs)
An SXG is a delivery mechanism that makes it possible to authenticate the origin of a resource independently of how it was delivered.
Web Vitals
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